“Rivoluzione alla Sudamericana” è un’opera giovanile di Augusto Boal. E’ la storia di Josè da Silva, un poveraccio di operaio, che fatica a tirare a fine giornata, con una moglie da stereotipo di infelicità per la propria condizione, con una famiglia numerosa e attanagliato da una fame da “zanni”. Josè si trova stritolato fra due differenti istanze politiche: da una parte l’ex sodale di sventure da fabbrica Giannino, che decide di darsi alla politica in vista delle imminenti elezioni, propugnando una rivoluzione che non ci sarà mai, con il demagogico sostegno di una classe dirigente un po’ truffaldina; dall’altra, il leader della maggioranza, che fa di tutto pur di mantenere il posto, addirittura esplicitando la connivenza con quegli stessi rappresentanti di partiti in opposizione, ora pronti a fare il salto della barricata. Ma al povero Josè, che deve risolvere il problema principale della propria vita, cioè mangiare e far mangiare la famiglia, schiacciato dalla sventura di aver chiesto un aumento di salario, e soggiogato invece dagli aumenti progressivi dei beni di consumo, del costo della previdenza che dovrebbe aiutarlo anziché osteggiarlo, non resta che abbandonarsi alla propria stessa dipartita a causa di un “calcolo al fegato” che non riesce a risolvere.

Lo spettacolo “RIVOLUZIONE ALLA SUDAMERICANA” è andato in scena al Centro Culturale “Fiorella Milan”,  sabato 12 settembre, nell’ambito dell’Estate Zeviana presso l’ex Oratorio di Santa Croce, Cesina delle Barbare e in replica  venerdì 18 settembre in veste di saggio conclusivo della Compagnia di Giovanil Incanto – Corso Avanzato di Recitazione per Giovani A.A. 2019/2020.

La drammaturgia originale e il coordinamento registico di Andrea de Manincor e la supervisione di Barbara de’ Nucci.

Il testo di Augusto Boal – regista e drammaturgo brasiliano nato nel 1931 e morto nel 2009 – è del 1960; sulla scia della lezione di Bertold Brecht, l’autore compone una drammaturgia all’insegna di scene brevi, per luoghi deputati (nella nostra scelta semplicemente separati da una scansione buio/luce e con pochissimi oggetti), le quali delineano una storia dai risvolti paradossali e umoristicamente – ma diremmo in questo caso comicamente – amari. Abbiamo mantenuto il testo là dove lo abbiamo trovato, nel Brasile con moneta “cruzeiro”, ma inevitabile affiora alle labbra il motto che non vorremmo mai dirci né sentir dire: “In fondo da allora non è cambiato niente”. Motto che ci costringe a un … moto di risa, che confessa a noi stessi, assieme a tutto quello che è trascorso negli ultimi mesi, l’impotenza di fronte all’ineluttabile destino di certi poveri uomini. È come se fin dall’inizio la parabola dell’operaio offeso fosse segnata, come in un sogno che in realtà è un incubo pre mortem, al termine del quale i due candidati alle elezioni, opposti aspramente l’uno all’altro, dichiarano altrettanto esplicitamente che troveranno un’altra intera generazione di Josè su cui far gravare le proprie scelte di opportunismo politico.