NATI SOTTO UNA BUONA STELLA

Vagamente ispirato dalle suggestioni evocate in due testi usciti recentemente in Italia, “Gli sdraiati” di Michele Serra e “Gli scaduti” di Lidia Ravera, lo spettacolo debutta  l’11 luglio 2015. In entrambi i romanzi si fanno i conti con l’identità di quegli adolescenti, poi in viaggio verso la giovinezza e la maturità, che, per la prima volta al mondo, e per l’innescarsi di una serie di cause ravvicinate, sembrano essere scollati, separati dal mondo degli adulti; per la prima volta l’universo adulto e quello giovanile fanno veramente fatica a capirsi, perché le figure nelle quali, in maniera quasi archetipica, stiamo collocando idealmente i ragazzi sembrano sempre più distanti dai prototipi di un tempo. Così, col pretesto di condurli ad una gita – ma fatalità sotto il vigile occhio di una presunta telecamera – una coppia di genitori moderni, un po’ radical-chic, finisce per scontrarsi con i propri figli adolescenti e giovani figlie di cui non capiscono i linguaggi e le necessità, in un meccanismo di entrate e uscite che li tengono sul palco per il tempo della loro brillante “confessione”.

Il tentativo drammaturgico è quello di restituire l’imitazione di un linguaggio che, a stile adolescenziale o giovanile rappresentato per stereotipi – il PR, le fashion blogger, la cosplayer, la punkabbestia e il nerd – faccia conseguire parole altrettanto in stile, altrettanto consone.

Una coppia di genitori disorientati tra humour, senso di impotenza e tenerezza affronta i suoi figli, i figli di oggi. Non quelli che sceglievano la via dell’opposizione ideologica, della lotta senza quartiere, della rabbia e della rivolta ma quelli che sembrano piuttosto appartenere ad un altro mondo: preferiscono la televisione allo spettacolo della natura, non amano le bandiere dell’Ideale ma vivono anarchicamente nel loro godimento autistico, in un mondo dove “tutto rimane acceso, niente spento, tutto aperto, niente chiuso, tutto iniziato, niente concluso”. I genitori fanno fatica, oscillando schizofrenicamente tra la spinta a sgridare e quella a soccorrere e nella sconfinata voglia di insegnare ai loro figli quello che sanno.